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Nel settecento, il predominio che Venezia aveva esercitato per secoli a livello mondiale, cominciò a diminuire, per il favore di cui godevano in Europa e in America, due tipi di vetro, quello al piombo e quello al potassio. Col primo si otteneva un materiale più pesante che quello veneziano, ma di una brillantezza e morbidezza tale da renderlo più adatto all'intaglio, col secondo un materiale più duro e molto luminoso. Con il trattato di Utrecht (1713), che ratificò il passaggio all'Impero Asburgico dei domini spagnoli nei Paesi Bassi, si aprirono i confini alla produzione boema e tedesca. Questo avvenimento politico incise sulla crisi del mercato interno di Venezia, tanto che il Senato con un decreto proibì la produzione la vendita e il transito in tutti i territori della Repubblica dei vetri provenienti dall'estero, ma i vetri boemi continuarono ad essere importati di contrabbando. Oltre a questi problemi, una grave crisi politica investì la Repubblica, che cadde nel 1797, sotto l'offensiva napoleonica e causò una paralisi dell'industria vetraria, che vedrà una ripresa solo intorno alla metà dell'ottocento.
Lampadario intagliato. Irlanda, fine XVIII secolo
Calice in vetro intagliato nel quale sono stati incorporati fili di vetro rubino dorato. Boemia, fine XVIII secolo
Il vetro inglese
I vetrai inglesi rivaleggiarono a lungo con i veneziani, ma soltanto con l'invenzione del vetro a piombo del 1673, riuscirono a contrastare con successo il monopolio della Serenissima. Tale vetro, che venne in un primo tempo chiamato flint glass, dal nome dei ciottoli da cui si ricavava la silice, non tardò a manifestare il difetto della devetrificazione, che faceva apparire la superficie umida e percorsa da venature. Con la sostituzione del potassio con dosi sempre maggiori di protossido di piombo o litargirio, che raggiunsero infine il 30% del peso, si giunse all'eliminazione del difetto. Da allora il flint glass divenne lead glass, vetro al piombo, detto anche cristallo al piombo, dando inizio a una nuova era vetraria inglese. Poiché il vetro a piombo, per la sua stessa natura non poteva essere lavorato con le tecniche veneziane, ciò diede impulso ad innovazioni anche in campo tecnico. La vetraria inglese continuò a subire l'influsso dello stile veneziano, infatti, parecchi vetri del periodo di Ravenscroft, sul piano stilistico, sono oggi definiti anglo-veneziani. Tipici della produzione di questo maestro sono i posset-pots, particolari recipienti usati per consumare una bevanda allora diffusa in Inghilterra, e i romer, bicchieri di origine germanica usati per il vino bianco del Reno. Nel settecento l'evoluzione del gusto è testimoniata dai calici, che pur mantenendo pressoché immutata la forma della coppa e del piede, presentano infinite variazioni tipologiche dello stelo.
Con l'instaurazione in Inghilterra della casa di Hannover con l'ascesa al trono di Giorgio I, si ha un mutamento del gusto che porta all'introduzione di un nuovo tipo di stelo, chiamato "stelo della Slesia". Gli "amen" o calici giacobini, erano usati da coloro che avversavano gli Hannover, mentre il modello a "balaustro" era preferito dai vetrai dei centri occidentali e settentrionali, famosi sono i "balaustri leggeri" di Newcastle. Verso la metà del settecento, si sviluppò un tipo di calice con stelo a colonna che conteneva all'interno una decorazione con fili d'aria più o meno complessamente intrecciati (gli airtwists) oppure da fili smalto bianco (i cotton- twists) e in seguito anche in colore. Il vetro intagliato, che all'inizio si presentò nella sua forma più semplice come sfaccettatura, fu usato poi per motivi sempre più elaborati, prismatici o a diamante ed impiegato quasi esclusivamente in vetri da tavola di grandi dimensioni (bottiglie, vassoi, centritavola, portafrutta e portadolci, candelieri), molto costosi e ricercati dalle classi più abbienti.
Oggetti boemi realizzati con la tecnica dello Zwischengold, fine XVIII secolo

Il vetro della Boemia

L'industria vetraria tedesca del settecento ebbe un grande successo grazie ai miglioramenti apportati al vetro al potassio, divenuto rapidamente noto col nome di "cristallo" di Boemia. Anche il vetro tedesco, come quello inglese, fu soggetto a devetrificazione, ma quando si pose rimedio a tale difetto, intorno al 1714, questo nuovo materiale fu sfruttato appieno, tanto che nel 1750 c'erano almeno nove importanti centri di produzione, tra i quali Norimberga, il Brandeburgo, la Sassonia la Turingia, la Slesia e Praga. I motivi creati da Jean Berain, in cui si fondevano ghirlande e grottesche, molto diffusi nell'Europa centrale, furono associati in Boemia a ritratti di sovrani, figure di santi, rappresentazioni delle virtù e scene di caccia. Presto gli incisori della Boemia furono attivi in tutta Europa acquistando grande rinomanza, e la Spagna diventò un centro di smistamento dal quale i prodotti boemi raggiungevano i paesi d'oltremare.
L'arte del vetro della Boemia si impose sul mercato mondiale e molti paesi ne subirono l'influenza. Il calice caratteristico ha il corpo conico e lo stelo sfaccettato, in cui talvolta sono inglobati fili roso rubino. Le relazioni tra i vetrai della Slesia e boemi, erano stati molto stretti fin dal medioevo e si erano intensificati nel corso del seicento attraverso vincoli matrimoniali, perciò i vetri prodotti e decorati nelle due regioni sono molto simili, e molti presentano forme tipicamente boeme e decorazioni chiaramente slesiane.
I nuovi orientamenti del gusto, portarono a poco a poco ad abbandonare le tradizionali forme tedesche, delle quali le uniche a sopravvivere furono il Romer e l'Humpen, un alto bicchiere cilindrico leggermente panciuto. La moda del calice si diffuse velocemente anche nell'Europa centrale, dove prese il nome di Pokal. La sua forma più comune era caratterizzata da una coppa ad imbuto sostenuta da un alto stelo "a balaustro" poggiante su un ampio piede. Tipico della produzione barocca, era il vetro a doppia parete decorato con una tecnica chiamata Zwischengold, che consiste nell'inserire una sottile foglia d'oro o d'argento graffita tra i due strati di vetro. Questa tecnica fu ripresa tra la fine del Settecento e l'inizio dell'ottocento da J.S. Menzel (1744-1810) e da J.J. Mildner (1763-1808) in Austria. Le decorazioni più diffuse erano motivi floreali, rappresentazioni religiose e allegoriche o scene di vita dell'aristocrazia. Un'altra decorazione tipica dei vetri di pregio fu quella a grisaille, che si otteneva con una pittura vetrosa costituita da un miscuglio di particelle di rame e di vetro al piombo, con la quale si producevano motivi di vario genere. Del settecento sono anche i lampadari con le gocce di cristallo, che fecero la loro apparizione all'inizio del secolo e si diffusero in tutti i paesi d'Europa.
Coppa Ravenscroff del tipo Roemer, realizzata in vetro al piombo. 1676-1677

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