Il Medioevo in occidente

Nell'Europa del medioevo, nonostante il generale declino a livello artistico e culturale, l'influenza del potente dominio romano non fu cancellata del tutto. L'impronta dell'industria vetraria romana risulta evidente negli stili adottati dagli artigiani di questa nuova epoca. A nord le manifatture del vetro abbandonarono le città e si stabilirono nelle foreste, sviluppando caratteri regionali differenti, mentre nell'Europa meridionale e orientale l'industria vetraria rimase collegata alla tradizione romana. L'impero d'Oriente , di cultura bizantina, fu il punto d'incontro della civiltà greca e di quella romana e i vetrai diventarono famosi per l'uso nell'architettura, di ricche decorazioni a mosaico e per la smaltatura e la doratura degli oggetti di vetro. Ancora più a oriente l'impero islamico elaborò un proprio stile nella manifattura del vetro, caratterizzato da prodotti abilmente intagliati e incisi, dal vetro decorato a lustro, da quello smaltato e dorato.
L'arte del vetro si diffuse in Europa già durante il periodo dell'Impero Romano. Il fenomeno che favorì quest'espansione dell'arte vetraria è da ricercare nell'orientarsi verso l'uso quotidiano di questa produzione. Infatti le province più interessate furono quelle dove parallelamente si andava sviluppando la coltivazione della vite, e nascevano grossi centri vinicoli. Vinicoltori e vetrai ereditarono una posizione importante nelle regioni del Reno, della Mosa, del Rodano e della Senna. La produzione, che già si era evoluta verso oggetti più pratici e meno decorati, si concentra sul recipiente per bere e la bottiglia. Il materiale usato è un vetro bruno, ricco di scorie, e anche le forme non sono particolarmente curate, ma spesso copiate o desunte dalle produzioni in terracotta e metallo. Un aspetto che non viene accantonato è quello della decorazione esterna: fili e spirali dello stesso vetro o brugne, nodi e protuberanze di vario tipo applicate in superficie. Queste caratteristiche sono proprie della produzione del vetro detto "teutonico" diffusosi dalla Francia alle regioni germaniche, fino all'Inghilterra e alla parte della Spagna libera dall'occupazione Araba. Per quanto concerne la Francia, si ricorda che durante il regno dei Merovingi (dal VI al VIII secolo) la produzione risentiva ancora dell'influsso della tradizione Tardoromana ed era costituita da piccole bottiglie e fiasche, lunghi bicchieri da vino di forma conica o tronco-conica. Il periodo dei Carolingi propone, oltre agli oggetti già in uso, forme dal cono potorio liscio o più spesso adorno (filettature ed applicazioni esterne), lampade pensili con la parte inferiore conica infilata in un anello di sostegno metalico, coppe rotondeggianti e fiasche portatili. Il colore verdastro del vetro "teutonico" è causato dall'uso di fondenti ricavati dalla cenere di piante ricche di carbonato potassico anzichè sodico, come era invece il fondente estratto in precedenza dalle alghe e usato dalle fornaci mediterranee. In questo periodo di gran fioritura del "teutonico" si sviluppa un campo nuovo della produzione: la vetrata. Nasce per rispondere alle esigenze architettoniche delle grandi Cattedrali Gotiche, che richiedevano ampie superfici traforate dove filtrasse luce attenuata. Vengono perciò create le vetrate a colori costituite da vetri tagliati e composti su intelaiature metalliche, che vengono dipinti a fuoco con una tecnica simile a quella dello smalto su vetro. Ricordiamo che questa parte della produzione è "specialistica" e poco riguarda i vetrai e la loro opera. L'Italia non ha ancora una parte rilevante, anche se a partire dal Duecento a Venezia esistevano corporazioni di mastri "fiolari" o fabbricanti di bottiglie e i vetrai di Altare (piccolo centro ligure) lavoravano già all'estero. Per quanto riguarda l'Europa le regioni più attive sono: la Germania meridionale (Slesia, Turingia, Sassonia e Baviera), il sud-ovest della Francia (Lorena, Provenza), e i Paesi Bassi (Bruxelles e Liegi). In questo periodo, non si assiste soltanto a una continuità di tecniche e di destinazioni d'uso dei prodotti vetrari, ma impieghi del vetro sconosciuti nell'antichità portarono a notevoli innovazioni tecniche. Si pensi alla produzione di alambicchi e orinali, conseguenza di un perfezionamento delle scienze mediche e chimiche; alla produzione di lenti d'ingrandimento e di occhiali, alla imitazione di cammei antichi o di pietre preziose. Tutto ciò richiese una notevole specializzazione, scambi internazionali e un controllo della produzione. Quando nel 1291 le fornaci dei vetrai veneziani vennero trasferite nell'isola di Murano, per evitare il pericolo di incendi, si costituirono delle corporazioni dagli statuti ferrei, per garantire i segreti della lavorazione e per impedire che fornaci veneziane fossero aperte all'estero. La corporazione di Altare in Liguria, si ispirava a criteri opposti, tanto che i suoi membri lavoravano esclusivamente all'estero e tornavano ad Altare per riunioni periodiche. Tuttavia è verosimile che durante e dopo il l'impero romano d'oriente i maestri veneziani lavorassero in Siria o in Palestina e che da lì derivasse la tecnica di pittura a smalto rilevato su vetro, usata a Venezia nel rinascimento. Soltanto verso la fine del medioevo e nel Rinascimento il miglioramento dei materiali e delle tecniche permise la creazione di oggetti di notevole delicatezza e finezza, costituiti da vetro trasparente di buona qualità. Verso la fine del XV secolo Venezia divenne il centro vetrario più prestigioso non solo d'Europa ma del mondo intero.


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