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Particolare vetrata della cappella della Vergine, Cattedrale di Wells, 1310 circa
L'importanza dell'arte della vetrata nel medioevo è testimoniata dal ritrovamento di testi dell'epoca, contenenti sia spiegazioni tecniche sia speculazioni estetiche che glorificano la vetrata in quanto manifestazione della potenza divina.
Il primo lavoro di carattere tecnico redatto in occidente all'inizio del XII secolo è la Schedula diversarum artium del monaco benedettino Teofilo, che visse in un monastero renano tra il 1100 e il 1140. L'opera si divide in tre libri: il primo è dedicato alla pittura e alla miniatura, il secondo al vetro alla produzione dei vasi e vetrate, il terzo all'oreficeria. I primi tre capitoli della seconda parte descrivono la costruzione dei forni necessari alla fabbricazione del vetro. La meticolosità di tali descrizioni ha consentito di costruire forni con le sue indicazioni e di farli funzionare.
Nel capitolo IV, Teofilo fornisce la ricetta per la preparazione della pasta di vetro. Dopo aver acceso un gran fuoco con del legno di faggio seccato al fumo, si prelevano due parti delle ceneri prodotte e si mescolano una terza parte di terra di fiume ripulita da terra e pietre. Avendo miscelato il tutto a lungo e bene, si preleva con un cucchiaio di ferro e si ripone nello scomparto più piccolo del forno, sul fornello superiore. Quando il miscuglio inizia a scaldarsi deve essere immediatamente allontanato dal fuoco insieme al cucchiaione di ferro, in modo da evitare la formazione di ammassi. Questo procedimento deve essere ripetuto per un giorno e una notte.
Nei successivi capitoli il monaco spiega le tecniche per la soffiatura del vetro con il manicotto, descrive la fabbricazione del vetro giallo e color porpora, i metodi di fabbricazione degli oggetti cavi (vasi) l'esecuzione di una vetrata e il metodo per tagliare il vetro. Per tagliare il vetro si mette sul fuoco un ferro, sottile per tutta la sua estensione e più grosso ad un'estremità. Quando il ferro è rovente si avvicina la sua parte più grossa al vetro da tagliare, ben presto si noterà un inizio di frattura. Nel capitolo XIX descrive la ricetta grisaglia. Bisogna bruciare del rame sottile battuto in un piccolo vaso di ferro fino alla sua completa polverizzazione. Poi sminuzzare separatamente su due pietre di porfido frammenti di vetro blu e verde dei Greci. Nella miscela complessiva polverizzata vi deve essere 1/3 di ogni componente selezionato. Ad essa viene aggiunta vino o urina e va poi messa in un vaso di piombo o di ferro. Seguendo le linee segnate sulla tavola è possibile dipingere grazie a tale miscela con grande precisione.
Nel capitolo XX spiega la stesura del colore in tre valori d'intensità variabile. Per quanto concerne le ombre e i riflessi dei vestiti, vanno eseguiti come nella pittura normale. Eseguiti i tratti dei drappeggi con i colori precedenti, è necessario posare la pittura con il pennello là dove si fanno i chiari. Il tratto deve essere prima carico, poi via via più leggero in modo che si veda una vicina successione di tre colori. Lo stesso procedimento va applicato per le zone del viso e per le altre membra del corpo. Gli altri capitoli di Teofilo riguardano la decorazione del vetro (cap.XXI), la cottura della pittura (cap.XXII e XXIII), preparazione e montaggio dei pezzi nei piombi (cap.XXIV-XXVII).
Nel XXVIII viene descritto il processo "modo per mettere pietre preziose sul vetro dipinto", senza il ricorso al taglio, ma con il fissaggio di pezzi di vetro con spessa grisaglia sul vetro e cuocendo il tutto nel forno di ricottura, ove i pezzi aderiranno al vetro (un esempio è dato da una vetrata romanica nella cattedrale di Ratisbona in Germania). Successivamente illustra il metodo per inserire pietre preziose di colore diverso sul vetro dipinto senza utilizzare il piombo. Ogni cosa che nella pittura normale si esegue in oro, nella vetrata si esegue con l'impiego di vetro giallo chiaro. Bisogna fissare i punti dove si vogliono inserire le pietre. Con pezzi di vetro blu si fanno i giacinti e con quelli di vetro verde si fanno gli smeraldi. Essi vanno alternati e circondati di colore spesso in modo che niente possa colare tra i vetri. Segue la cottura nel forno con le altre parti, che determina l'adesione permanente delle pietre al vetro. L'opera di Teofilo è ancora attuale, poichè i metodi di fabbricazione non hanno subito cambiamenti rilevanti dal medioevo in poi, anche se nel corso dei secoli la tecnica si è arricchita di nuove ricette e procedimenti.

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